Superiamo senza problemi la frontiera kirghisa, anzi, i
poliziotti permettono al nostro autista di accompagnarci oltre. Che felicità!
Non ci tocca camminare con questi bagagli cosi pesanti. Fra il resto il nostro
borsone si era rotto durante il volo e quindi è dall’inizio che trasciniamo un
peso morto. La felicità dura poco: tre kilometri… il resto a piedi. Non ci
resta che fare buon viso a cattiva sorte … tanto, sarà mica lontano questo
confine, ci diciamo più per farci forza che perchè ci crediamo . Intanto il
gruppo dei turisti è aumentato: si è aggiunta una coppia di anziani,- perché
noi no, vero?- ungheresi e tutti insieme ci avviamo su per una strada sterrata
e molto ripida. Dopo almeno 1 km arriviamo davanti ad un cancello chiuso. Cosa
succede? Pausa pranzo. Ma come? chiediamo timidamente noi, sono le 10 del
mattino. Eh no, …. 10=local time, ma qui è 12= Beijing time. Ah, che ci
vogliamo fare, ci adattiamo alla doppia ora! Davanti al cancello si era formata
una lunga fila, ma che dico fila …. assembramento di TIR, probabilmente fermi li
già da qualche ora o giorno, non si capisce bene, che suonano e schiamazzano.
Insomma, dopo un po’ arrivano alcuni militari che aprono i cancelli e fanno
passare noi e una decina di camion. Ci controllono i passaporti e poi ci dicono
di proseguire lungo la strada. Noi obbediamo e, zaini in spalla, ci avviamo.
Dai camion che erano parcheggiati in senso contrario ci arrivano dei cenni che,
per una volta non sono difficili da decifrare, chi dice 7 chi 8 km al posto di
frontiera e ci consigliano di chiedere un passaggio ai camionisti. Ovviamente
così facciamo. Siamo fortunati perché un camion kirghiso carica noi due e lo
spagnolo ( e i nostri bagagli) in cabina
e ci porta fino al posto di controllo. Meno male, ci diciamo. E andiamo
verso gli uffici, dove dopo averci fatto aspettare un sacco di tempo, averci
ritirato i passaporti, averci fatto svuotare le valige, aver guardato le foto nel
computer, ci hanno fatto accomodare in una saletta. Passa il tempo, chiamano lo
spagnolo e la coppia di ungheresi che non vediamo più. E noi sempre lì in
attesa , questa volta con tutti i passeggeri dello sgangherato autobus azzurro
e tutti i loro bagagli che mettevano in
secondo piano i nostri zaini. Chiamano i passeggeri di “Confortable Vacations”
e poi finalmente si rivolgono a noi 6, unici rimasti: ora dovete salire sullo
Shuttle che vi porta al nuovo confine a 142 km da qui….!!!!!????? Piuttosto che
a piedi, ci diciamo … e prendiamo i nostri stracci e saliamo sul ……”Confortable
Vacations” anche noi…. Ognuno in una cuccetta condivisa con i bagagli di non si
sa chi – io per fortuna ho tenuto uno dei nostri zaini e quelli dei due ragazzi
di Firenze, ai quali insieme a Flavio, era stata assegnata una cuccetta ai
piani alti! Mi è andata bene, con la scusa degli zaini mi sono liberata del
piumino in dotazione…. Alle 1 (local time) partiamo e subito tutti cadiamo in
letargo: quando si allenta la tensione, ci si rilassa. Peccato che dopo un’ora, altro controllo.
Dobbiamo scendere tutti dall’autobus e riaprire i nostri bagagli in mezzo alla
strada polverosa. Tirano fuori ogni cosa, controllano le tasche e a qualcuno
chiedono spiegazioni. Verso le 3 ripartiamo e solo dopo 5 ore di strada
sconnessa e polverosa arriviamo al nuovo posto di controllo dove, per almeno 1
ora, ci lasciano nel cortile ad aspettare. Per farla breve, dopo l’ennesimo
controllo, ci consegnano finalmente i
nostri passaporti e ripartiamo alle 11 sotto un diluvio pazzesco sempre con la
“Confortable Vacations”. Arriviamo a
Kashgar alle 1 di notte con molta fame,
vi ricordo che ci eravamo portati un panino e due litri di acqua, ma siamo così
stanchi che andiamo a letto senza mangiare.
Well Done...
RispondiEliminaKeep Enjoying EveryDay ;o)
Swiss.Son
mmmmmmmm
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