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lunedì 9 luglio 2012

La città


La sera quando il caldo si attenua (comunque mai sotto i 30 gradi) usciamo per visitare la città, questa volta a piedi.
Ashgabat ha subito radicali cambiamenti urbanistici nel corso dell'ultimo secolo. Dopo il terremoto del 1948 che l'ha praticamente rasa al suolo è stata completamente ricostruita su stampo sovietico. Stesso destino dopo la proclamazione di indipendenza dall'Unione Sovietica nel 1991 quando l'allora Segretario Generale del Partito Comunista del Turkmenistan, Niyazov, con un colpo di mano ha mantenuto il potere e dato inizio ad un programma di      espansione edilizia con opere autocelebrative come statue dorate che lo raffigurano, enormi palazzi di marmo, viali immensi, fontane da mille e una notte oltre a cupole scintillanti. Il tutto con i proventi delle vendita del gas e del petrolio.
Ben che sia, già visto da altre parti. Ma il colmo è che tutti questi palazzi controllati giorno e notte da poliziotti dove il traffico pubblico è vietato, non possono assolutamente essere fotografati.
Quanto possiamo osservare (bello o brutto, giusto o sbagliato) lo dobbiamo tenere solo per noi potendolo documentare solo in minima parte. Altra stranezza, nel corso della ns passeggiata di circa 5 km attraversando piazze e viali adatti a parate militari, non incontriamo una persona che non sia un poliziotto o un addetto alla manutenzione. Le strisce bianche dei viali e dei passaggi pedonali non sono dipinte ma sono delle luci al neon incastonate nell'asfalto e tutte le sere vengono pulite una per una con una specie di mocio. Bisogna pur creare posti di lavoro....

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