La sera quando il caldo si attenua
(comunque mai sotto i 30 gradi) usciamo per visitare la città,
questa volta a piedi.
Ashgabat ha subito radicali cambiamenti
urbanistici nel corso dell'ultimo secolo. Dopo il terremoto del 1948
che l'ha praticamente rasa al suolo è stata completamente
ricostruita su stampo sovietico. Stesso destino dopo la proclamazione
di indipendenza dall'Unione Sovietica nel 1991 quando l'allora
Segretario Generale del Partito Comunista del Turkmenistan, Niyazov,
con un colpo di mano ha mantenuto il potere e dato inizio ad un
programma di espansione edilizia con opere autocelebrative come
statue dorate che lo raffigurano, enormi palazzi di marmo, viali
immensi, fontane da mille e una notte oltre a cupole scintillanti. Il
tutto con i proventi delle vendita del gas e del petrolio.
Ben che sia, già visto da altre parti.
Ma il colmo è che tutti questi palazzi controllati giorno e notte da
poliziotti dove il traffico pubblico è vietato, non possono
assolutamente essere fotografati.
Quanto possiamo osservare (bello o
brutto, giusto o sbagliato) lo dobbiamo tenere solo per noi potendolo
documentare solo in minima parte. Altra stranezza, nel corso della ns
passeggiata di circa 5 km attraversando piazze e viali adatti a
parate militari, non incontriamo una persona che non sia un
poliziotto o un addetto alla manutenzione. Le strisce bianche dei
viali e dei passaggi pedonali non sono dipinte ma sono delle luci al
neon incastonate nell'asfalto e tutte le sere vengono pulite una per
una con una specie di mocio. Bisogna pur creare posti di lavoro....
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