Prontissimi,
un’ora prima della partenza siamo davanti alla porta del nostro autobus per
riuscire a prendere posti a sedere. Questa volta ci siamo organizzati. Durante
il viaggio di ieri abbiamo conosciuto alcuni ragazzi che fanno il nostro stesso
percorso e spontaneamente si è formato un bel gruppo. Saliamo per primi
sull’autobus e occupiamo tutti i posti in fondo al solito minibus con 22 posti
a sedere. Viaggiamo stretti, ma almeno possiamo allungare le gambe …. Non
abbiamo nessuna certezza di come andrà il viaggio, poiché nessuno di noi ha il
visto per entrare in Laos. Sappiamo con certezza che si fa al confine, ma non
sappiamo se l’autista ci aspetterà e quindi siamo psicologicamente pronti ad
affrontare a piedi i 5 km che distano dal confine fino al paese più vicino ….
Sotto la pioggia, naturalmente.
Partiamo in perfetto orario e questa volta l’autobus non è particolarmente affollato. E solo stracarico di ogni tipo di scatoloni, pacchi e borsoni di plastica, ci sono persino 2 bombole del gas, che l’autista va raccogliendo lungo la strada. Dopo alcuni km ci fermiamo. Poco prima c’è stato uno smottamento (è venuta giù mezza montagna) e ora ci sono due enormi bulldozer che tentano di liberarla. Meno male, pensiamo, che non ci siamo rimasti sotto! Riprendiamo la nostra strada, una salita impervia e molto rovinata dal passaggio dei camion che trasportano massi dal confine alla cittadina dove li trasformano in ghiaia e arriviamo al confine. L’autista ci aspetta! Evviva! Superiamo i due confini abbastanza velocemente e finalmente Laos. In un primo momento la strada sembra migliore, ma l’incantesimo finisce presto …. Più sterrato di prima, se possibile. A causa di una buca troppo profonda, l’autobus perde una ruota: per fortuna è quella di scorta! L’autista scende a riprenderla e butta anche quella dentro al bus. Intanto continua a piovere e si formano ruscelli ovunque che attraversano la strada e ci obbligano a guadarli. In uno di questi attraversamenti però, l’autobus rimane impantanato e siamo costretti a scendere e a spingerlo. E stato molto divertente: io scendo, ma mi guardo bene dallo spingere.Approfittodel mio tempo per fare un bel bagno di fango ai piedi, anzi fino alle ginocchia e osservare come si comportava la gente: noi a pensare ad una soluzione pratica, con dei sassi piuttosto che con dei legni, loro invece attaccano
una corda sul davanti del pullmino e tiravano, tutti con la sigaretta in bocca e uno addirittura con un ombrello in mano …. Finalmente le ruote fanno presa, sui sassi ovviamente, e via di nuovo. Ma le emozioni non sono finite. Di lì a poco ci si presenta il vero fiume e questa volta per guadarlo ci affidiamo ad una chiatta spinta da una barca. Amazing! Ci vogliono altre 2 ore per arrivare a Oudomxay, dove decidiamo di fermarci per passare la notte.
Partiamo in perfetto orario e questa volta l’autobus non è particolarmente affollato. E solo stracarico di ogni tipo di scatoloni, pacchi e borsoni di plastica, ci sono persino 2 bombole del gas, che l’autista va raccogliendo lungo la strada. Dopo alcuni km ci fermiamo. Poco prima c’è stato uno smottamento (è venuta giù mezza montagna) e ora ci sono due enormi bulldozer che tentano di liberarla. Meno male, pensiamo, che non ci siamo rimasti sotto! Riprendiamo la nostra strada, una salita impervia e molto rovinata dal passaggio dei camion che trasportano massi dal confine alla cittadina dove li trasformano in ghiaia e arriviamo al confine. L’autista ci aspetta! Evviva! Superiamo i due confini abbastanza velocemente e finalmente Laos. In un primo momento la strada sembra migliore, ma l’incantesimo finisce presto …. Più sterrato di prima, se possibile. A causa di una buca troppo profonda, l’autobus perde una ruota: per fortuna è quella di scorta! L’autista scende a riprenderla e butta anche quella dentro al bus. Intanto continua a piovere e si formano ruscelli ovunque che attraversano la strada e ci obbligano a guadarli. In uno di questi attraversamenti però, l’autobus rimane impantanato e siamo costretti a scendere e a spingerlo. E stato molto divertente: io scendo, ma mi guardo bene dallo spingere.Approfittodel mio tempo per fare un bel bagno di fango ai piedi, anzi fino alle ginocchia e osservare come si comportava la gente: noi a pensare ad una soluzione pratica, con dei sassi piuttosto che con dei legni, loro invece attaccano
una corda sul davanti del pullmino e tiravano, tutti con la sigaretta in bocca e uno addirittura con un ombrello in mano …. Finalmente le ruote fanno presa, sui sassi ovviamente, e via di nuovo. Ma le emozioni non sono finite. Di lì a poco ci si presenta il vero fiume e questa volta per guadarlo ci affidiamo ad una chiatta spinta da una barca. Amazing! Ci vogliono altre 2 ore per arrivare a Oudomxay, dove decidiamo di fermarci per passare la notte.
Nessun commento:
Posta un commento