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lunedì 1 ottobre 2012

Siem Reap - Phnom Pehn

 


Il viaggio è, come al solito, infinito. Questa volta però ci riempie anche di tristezza. Qui, ancor più che altrove , la miseria si tocca con mano. I paesaggi sembrano idilliaci: palafitta su un laghetto pieno di fiori di loto con le anatre che nuotano indisturbate, due o tre mucche che mangiano il fieno da una mangiatoia sul ciglio della strada e sullo sfondo, risaie e palme di cocco a non finire. Se però guardi bene, ti rendi conto che la palafitta è un grande stanzone con il tetto di paglia dove dormono (per terra), preparano il mangiare e mangiano. Non tutti hanno l’elettricità e nessuno ha l’acqua corrente. Si lavano, coperti da sarong, in giardino attingendo l’acqua da un pozzo oppure nei ruscelli o nelle cascate che si formano per
la troppa acqua piovana. Stendono la biancheria immerse nell’acqua fino alla vita e per uscire da casa è la stessa cosa. Il bestiame, molto magro, è sul ciglio della strada perché è l’unico posto asciutto. Gli unici che sembrano felici sono i bambini, i maschi naturalmente, che passano buona parte della loro giornata a nuotare o a pescare. Le bimbe devono aiutare mamma ad arrivare a fine giornata e quindi, anche loro sui cigli della strada a vendere cibo o qualche triste souvenir …. Abbiamo spesso domandato se e quando i bimbi vanno a scuola, ma le risposte sono sempre state:” nel pomeriggio” se era mattina oppure ”la mattina” se era pomeriggio ….

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