Ieri sera quando siamo arrivati all’aeroporto e
abbiamo cercato un autobus per il centro della città ci siamo trovati di fronte
ad una scelta veramente dispari: lo shuttle costava 80 pesos argentini contro i 5,50 dell’autobus
di linea, che per puro caso, passava vicinissimo al nostro hotel. Ovviamente
optiamo per il bus non sapendo ancora che a Buenos Aires le monete non si
trovano facilmente e il biglietto lo fai solo con monete! Per fortuna abbiamo
trovato gente disponibile e siamo riusciti a raccattare quegli 11 pesos che ci
servivano.
L’impressione che abbiamo, girando per il centro, è
quella di essere in una città che pur avendo vissuto momenti di gloria e ne
sono testimoni gli eleganti palazzi barocchi e neoclassici, ma anche alcuni
grattacieli moderni, ora non riesca a ripartire dopo l’ennesima crisi
economica. Strade e marciapiedi in
centro sono molto deteriorati, negozi chiusi, locali vuoti e spesso si vedono
“senzatetto” accampati nei portoni dei palazzi o nei parchi.
Ci dirigiamo subito verso la Plaza de Mayo, cornice
di tante manifestazioni di protesta della popolazione argentina e lì, davanti
alla Casa Rosada, non possiamo non provare un moto di indignazione e di rabbia.
Mi viene voglia di mettermi un fazzoletto bianco in testa e passeggiare per la
piazza come fanno le madri e le nonne, ancora oggi, ogni giovedì. La commozione
è davvero tanta. Questo viaggio ci ha portato spesso ad affrontare piazze
scenari di proteste violente, ma qui la disperazione ci penetra fino alle ossa.
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