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venerdì 1 febbraio 2013

Manuela: Isola di Taquile


 
In questo ultimo mese non ho avuto molto tempo per pensare … Abbiamo visto panorami stupendi, visitato città famose e non, percorso moltissimo km in autobus, conosciuto molte persone non tutte proprio simpatiche e … lottato contro il mal di montagna! Ma ora voglio prendermi un momento.
Una ventina di anni fa, - la prendo alla larga,vero? - quando ho incominciato ad insegnare al CIAL (il centro linguistico dell'Università di Trento) in uno dei primi libri di testo per l'insegnamento dello spagnolo ho trovato una lettura che parlava di questa isola di Taquile ai confini del mondo non tanto per la sua posizione geografica, quanto per il modo di vivere, e subito mi ha preso. Insieme alla mia amica e collega Esther prima e poi da sola, ho utilizzato questo testo tantissime volte e ha sempre suscitato curiosità e molti dibattiti fra i ragazzi. Ora finalmente la vedo! E trovo che non ci siano molte differenze rispetto a quel vecchio testo. Forse si sono ammorbiditi un po' nei confronti dei turisti, forse hanno capito che sono fonte di guadagno, ma sono ancora senza corrente e l'acqua la prendono dalle poche sorgenti. Continuano a sposarsi fra di loro, indebolendo sempre di più la razza e pochi lasciano l'isola. Lo stesso vale per l'altra isola che abbiamo visitato. Vivono in belle case, ma questo è tutto. I ragazzi camminano per 2 ore su strade impervie per andare a scuola e altre 2 per tornare a casa, le donne portano a spalle i bimbi per molto tempo, i contadini vanno su e giù senza l'aiuto nemmeno di un asino... E sembra che vivano bene e che siano contenti.
E lo stesso vale per gli abitanti delle isole galleggianti. Per me, la sera ognuno torna a casa sua sulla terraferma..

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