In questo ultimo mese non ho avuto
molto tempo per pensare … Abbiamo visto panorami stupendi, visitato
città famose e non, percorso moltissimo km in autobus, conosciuto
molte persone non tutte proprio simpatiche e … lottato contro il
mal di montagna! Ma ora voglio prendermi un momento.
Una ventina di anni fa, - la prendo
alla larga,vero? - quando ho incominciato ad insegnare al CIAL (il
centro linguistico dell'Università di Trento) in uno dei primi libri
di testo per l'insegnamento dello spagnolo ho trovato una lettura che
parlava di questa isola di Taquile ai confini del mondo non tanto per
la sua posizione geografica, quanto per il modo di vivere, e subito
mi ha preso. Insieme alla mia amica e collega Esther prima e poi da
sola, ho utilizzato questo testo tantissime volte e ha sempre
suscitato curiosità e molti dibattiti fra i ragazzi. Ora finalmente
la vedo! E trovo che non ci siano molte differenze rispetto a quel
vecchio testo. Forse si sono ammorbiditi un po' nei confronti dei
turisti, forse hanno capito che sono fonte di guadagno, ma sono
ancora senza corrente e l'acqua la prendono dalle poche sorgenti.
Continuano a sposarsi fra di loro, indebolendo sempre di più la
razza e pochi lasciano l'isola. Lo stesso vale per l'altra isola che
abbiamo visitato. Vivono in belle case, ma questo è tutto. I ragazzi
camminano per 2 ore su strade impervie per andare a scuola e altre 2
per tornare a casa, le donne portano a spalle i bimbi per molto
tempo, i contadini vanno su e giù senza l'aiuto nemmeno di un
asino... E sembra che vivano bene e che siano contenti.
E lo stesso vale per gli abitanti delle
isole galleggianti. Per me, la sera ognuno torna a casa sua sulla
terraferma..
Nessun commento:
Posta un commento