Subito dopo colazione partiamo per la Isla de Taquile, che è un isolotto di 7 kmq, abitato da migliaia di anni e che mantiene un forte senso di identità: si sposano fra di loro e quasi nessuno lascia l'isola. Il centro del paese è in alto: di nuovo un sentiero molto ripido da affrontare, ovviamente ripagato dal bel panorama. La guida ci spiega che qui sono gli uomini che tessono, mentre le donne sono incaricate di filare la lana. Ci spiega anche che cui, come anche ad Amantani, vigono tre principi: non mentire, rispettare tutto e tutti ed essere cooperativi. Vediamo infatti una fila di persone cariche di materiali da costruzione e la seguiamo. Si fermano in uno spiazzo e appoggiano il sacco e poi ritornano da dove sono venuti. “Stiamo costruendo il nuovo centro sportivo e tutti quanti contribuiamo. Più siamo e prima finiamo”, ci dice un ragazzo che sta facendo il cemento in una carriola e poi aggiunge “Qui si fa così: se uno deve costruire qualcosa, il resto della popolazione lo aiuta. Tutti ci preoccupiamo di tutti” Interessante e ammirevole! Torniamo a girare per il paese e osserviamo i taquileni nei loro abiti tradizionali. Cappucci rossi per gli sposati e bianchi e rossi per quelli in cerca di moglie, mentre ampie gonne nere a più strati distinguono le donne sposate da quelle nubili che indossano colori molto vivaci.
Ritorniamo a Puno sotto la pioggia e
siamo tristi perché pensiamo che il maltempo rovini le
celebrazioni. Nulla di più sbagliato. Nonostante la pioggia, le
strade sono piene di gruppi che suonano i diversi tipi di flauto e
dei grossi tamburi e che ballano. Verso le nove tutti convergono
nella piazza davanti alla cattedrale da dove partono i fuochi
d'artificio. Noi torniamo in ostello intirizziti. Loro probabilmente
andranno avanti tutta la notte!
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